Anche durante questa torrida estate, indicatore evidente del riscaldamento globale, si inseguono alcune notizie sugli F-35. Però in modo pacato, senza troppo clamore: ormai è accertato e confermato che il governo italiano acquisterà i 90 pezzi previsti e non ci sarà alcun dimezzamento del budget, così come è stato reso noto che i contratti conclusi sono già 14, seppure nelle diverse fasi della complessa procedura prevista.
Quindi gli aeroplanini saranno nostri e voleranno sopra le nostre teste. Il generale Ludovisi, in una recente dichiarazione per AGI, ha dichiarato che il primo F-35 potrebbe arrivare nella base di Amendola, in Puglia, già dal prossimo anno. Il medesimo generalone ha anche dichiarato che il primo F-35 made in Cameri (vicino Novara) si alzerà in volo tra il mese di agosto e quello di settembre. Magari ha esagerato con l’ottimismo, magari è più realistico (come rivelano altre fonti) individuare la fine di settembre o il mese di ottobre come periodo più probabile per questo primo volo, tuttavia siamo vicini al momento fatidico: non sarebbe il caso di lasciarselo sfuggire. Difatti il movimento locale di opposizione a questa opera di morte probabilmente metterà in piedi una festa di benvenuto degna di un così importante ordigno di morte.
Nell’estate si inseguono anche le solite notizie sui problemi tecnici degli F-35: questo aggeggino non funziona, questa app è scadente, questo carrello non va, eccetera eccetera, noiosamente, inesorabilmente. Ma ci sono anche gli ottimisti, come quelli di Difesa Online che citano Forbes, nelle cui pagine si tessono gli elogi del velivolo in questione e si smentiscono tutti i portasfiga che evidenziano i suoi difetti di fabbrica. Sinceramente a noi questa diatriba interessa pochino. Si spera sempre che un ordigno di tal genere non funzioni davvero, ma si sa anche che, purtroppo, anche se difettosi, i cacciabombardieri cacciabombardano, in modo magari non perfetto, ma uccidono comunque: una vittima spappolata da una bomba aerea non sarà molto consolata dal fatto di essere stata massacrata ad opera di una macchina difettosa, no?
Intanto, in questa torrida estate, il 9 luglio, il movimento locale di opposizione agli F-35 ha ricevuto in centro a Novara la carovana di ciclisti Notav diretti verso Bagnaria Arsa, in Friuli, per il convegno sulle grandi opere inutili e dannose. I ciclisti, prima di attendarsi ai bordi del parco del Ticino, non hanno voluto rinunciare ad una rapida visita all’aeroporto militare di Cameri, all’interno del quale è situata appunto la fabbrica per gli F-35. Uno schieramento di forze poliziesche spropositato ha accolto i Notav e i militanti del Movimento no F-35 del Novarese di fronte ai cancelli che bloccano l’ingresso alla fabbrica. Tutto sotto chiave, tutto chiuso, tutto blindato, eppure qualche eroico poliziotto si è palesato leggermente isterico persino di fronte alla prospettiva di qualche foto ricordo di fronte all’ingresso della fabbrica della morte. Che ci si vuol fare? Quando non ci sono le rivolte (purtroppo), c’è comunque sempre qualcuno che si inventa un pericolo per aver la scusa buona per proseguire nella repressione dei potenziali ribelli e nell’ammaestramento delle masse inerti.
Si fanno diverse cose più o meno utili, ma la questione vera, per noi, sarebbe quella di costruire i percorsi attraverso i quali le persone possano scrollarsi e cessare di essere inerti, in modo da giungere davvero ad una ribellione risolutiva, non sporadica e “una tantum”, ma quotidiana, continua, indefessa, nelle città, nei posti di lavoro, ovunque, contro le guerre e il militarismo criminale degli Stati, delle organizzazioni sovranazionali, del capitale industriale e finanziario.
Dom Argiropulo di Zab.